Il volume della storia della società, scritto nel 1991 da un socio, Fabrizio Fanari, in occasione del primo centenario della società.
buona lettura
La Società Canottieri Ichnusa, nella Calata dei Trinitari, è la più antica società di sport nautici della Sardegna. Un articolo de L’Avvenire di Sardegna, datato al 1 agosto 1891, informa dell’istituzione di una nuova società di canottaggio a Cagliari, frequentata dagli appartenenti alla borghesia cittadina. Ai soci della “Società Canottieri Sardi” viene concesso uno spazio nei pressi del neonato molo di Levante, dove viene realizzato il primo capannone destinato alla custodia delle imbarcazioni.
Negli ultimi anni dell’Ottocento, durante la presidenza di Stanislao Scano (fratello di Dionigi), comincia un periodo di attività sportiva, mondana e di impegno sociale che fa assegnare al sodalizio il ruolo di associazione civile più popolare della Cagliari della Belle Époque.
Nel 1899, il consiglio direttivo delibera l’iscrizione al Reale Rowing Club italiano, rendendo così l’Ichnusa la prima società sportiva isolana ad affiliarsi ad una federazione sportiva nazionale. Nello stesso anno, in occasione della visita a Cagliari del re Umberto I e della regina Margherita, viene commissionata alle suore dell’asilo Carlo Felice l’attuale bandiera sociale.
Protagonista della vita cagliaritana anche prima e dopo i due conflitti mondiali, la sede storica viene rasa al suolo dai bombardamenti degli Alleati nel 1943. Dopo una riedificazione provvisoria del capannone alla Darsena, l’Ichnusa rinasce ufficialmente nel 1967 nella sua attuale sede a Su Siccu. La società è ancora oggi animata da centinaia di soci di tutte le età accomunati dalla passione per il mare e gli sport nautici in tutte le sue forme – canoa, canottaggio, vela, pesca sportiva.
per approfondire: la cronologia della storia della Società Canottieri Ichnusa
1. Cagliari piazzaforte militare
Nel dicembre 1866, a seguito del decreto regio, Cagliari perde il ruolo di piazzaforte militare e va incontro a un’evoluzione urbanistica che prevede l’abbattimento delle cortine murarie, passaggio obbligato nel processo di espansione dei maggiori centri urbani europei a partire dalla metà dell’Ottocento. L’opera di demolizione riguarda il quartiere della Marina, avendo Villanova e Stampace visto scomparire le proprie mura già nel XVI secolo, mentre Castello le mantiene a oggi ancora quasi del tutto intatte. Agli estremi di via Roma vengono inaugurate nel 1879 le Ferrovie Reali e, nei suoi pressi, sorgono i fondachi e le prime attività industriali.
2. L’avvicinamento della città al mare
Con l’abbattimento delle mura, Cagliari comincia a protendersi verso il mare e, a un avvicinamento fisico, corrisponde un graduale avvicinamento sociale che trova oggi compimento nel nuovo assetto del porto, del lungomare Poetto o della passeggiata di Su Siccu.
La trasformazione di Cagliari da città “coloniale”, residenza dell’aristocrazia feudale e del conquistatore di turno, a città dei commerci e dei traffici passa per il contributo delle famiglie imprenditoriali, di cui i palazzi portano tutt’ora il nome, che a cavallo tra XIX e XX secolo impongono alla città “i ritmi della modernità”.
Sarà proprio il proprietario del primo palazzo privato in via Roma, l’imprenditore Giuseppe Cavana, a promuovere la creazione di una “Società Canottieri Sardi” nel 1879; l’esistenza del sodalizio sarà brevissima e scomparirà dalla scena nel 1881, dopo aver svolto un’attività sportiva piuttosto limitata.
Il 1891 segna una data fondamentale. Per la città di Cagliari, è l’anno della costruzione del nuovo molo di Levante, grazie al quale il capoluogo isolano può godere di uno scalo portuale di una certa ampiezza oltre l’angusto bacino della Darsena e del molo Sanità. Per la storia del canottaggio italiano, all’indomani dell’attribuzione del titolo di “Reale” al Rowing Club Italiano da parte di Umberto I e il conseguente privilegio di battere bandiera reale, vengono fondate numerose associazioni remiere in diverse città del Regno. Anche a Cagliari un gruppo di giovani pone le basi di quella che sarebbe diventata la Società Canottieri Ichnusa.
3. L’istituzione dell’Ichnusa
Un articolo del 1 agosto 1891 de L’Avvenire di Sardegna ci informa dell’istituzione di una nuova società di canottaggio a Cagliari. Si leggono i nomi di Francesco Marzullo, iniziatore di attività industriali, e Paolo Denaci, imprenditore attivo soprattutto nel commercio dei vini: i soci sono in effetti giovani e meno giovani appartenenti alla più ricca borghesia cittadina, formata da commercianti, piccoli industriali, liberi professionisti e burocrati.
Desta interesse la lettera inviata due giorni dopo a L’Avvenire di Sardegna dal prof. Severini, il quale, venuto a conoscenza di questa “idea”, pensa per prima cosa alla realizzazione di una sorta di stazione di salvamento ubicata nel porto.: leggendo le cronache dell’epoca è infatti possibile rilevare quanto fossero frequenti le cadute dei cittadini nelle acque del porto, così come erano numerosi i salvataggi di imbarcazioni alla deriva.
Altro aspetto da tenere in considerazione per la storia dell’Ichnusa è la pressoché totale mancanza di documenti ufficiali sulla fondazione. I giornali sono le nostre uniche fonti.
Una lettera del 1892, inviata dal presidente Enrico Cao Devoto al sindaco di Cagliari Ottone Bacaredda, mostra il nome originario del sodalizio: ancora “Società Canottieri Sardi”
4. La sede dell’Ichnusa e lo Statuto Sociale
Nel 1892 viene acquistata una “palazzina” utilizzata durante la costruzione del porto; vi si costruisce un nuovo capannone in legno destinato alla custodia di imbarcazioni e materiale nautico; la Capitaneria di Porto e il Genio Civile concedono al contempo un’adeguata porzione di terreno limitrofa alla suddetta costruzione, nel molo di Levante
Il primo Statuto Sociale, completo di “Regolamento di Disciplina e Istruzioni per la Voga”, risale al 1893: l’articolo 1 stabilisce che scopo principale dell’associazione è “promuovere lo sviluppo delle forze fisiche coll’esercizio del remo”; altrettanto importante l’articolo 2, per cui “la Società non si occupa di politica né di religione”
Nello stesso anno, si costituisce una “sezione Velocipedisti” appassionati di ciclismo e la prima regata disputata a Cagliari in occasione delle Feste di Maggio suscita l’interesse della stampa periodica di carattere colto
5. Nasce la “Società Canottieri Ichnusa”
E’ il 1896 quando il nome del club cambia in “Società Canottieri Ichnusa”; alla presidenza di Stanislao Scano, fratello di Dionigi, comincia un periodo di attività sportiva, mondana e di impegno sociale che fa assegnare all’Ichnusa il ruolo di “associazione civile” più popolare della Cagliari Belle Époque; tra le varie iniziative riportate dai giornali, le gite a scopo di beneficienza all’Ospizio Marino Sardo (nei locali del vecchio Lazzaretto) e l’organizzazione delle Feste di Maggio, mentre i giovani vengono encomiati per la loro capacità di “armonizzare gli esercizi sportivi colle più alte manifestazioni della carità e della beneficienza”
6. Lo stemma sociale
Nel 1899, il consiglio direttivo delibera l’iscrizione del sodalizio al Reale Rowing Club Italiano, ottenendo il privilegio di “battere bandiera reale”: l’Ichnusa diviene così la prima società sportiva isolana ad affiliarsi a una federazione sportiva nazionale
Oltre alle prime delibere sulle divise sociali, ulteriore innovazione è la realizzazione della nuova bandiera dei Canottieri, commissionata da Zaira Cao Devoto, moglie del presidente dell’Ichnusa, alle suore dell’asilo Carlo Felice, in occasione della visita a Cagliari del re Umberto I e della regina Margherita. L’iconografia è accuratamente descritta in un prezioso articolo de L’Unione Sarda e, se confrontata con il logo nella lettera a Bacaredda del 1896 e con il motivo nel berretto dell’uomo ritratto in una fotografia del Fondo Pili (fine ‘800), si noterà come nei suoi elementi importanti sia rimasta pressoché invariata fino ai giorni nostri.
7. Gli interni della sede della Darsena
L’arrivo dei sovrani è inoltre occasione per decorare i locali sociali con pregevoli affreschi e l’opera viene affidata al pittore cagliaritano Bigio Gerardenghi. In totale assenza di fotografie o riscontri materiali, siamo assai fortunati ad avere un’articolata descrizione del programma decorativo da un pezzo de L’Unione Sarda del 1899
Risalente al 1936 è invece la descrizione della Canottieri che il milanese Annibale Grasselli Barni traccia nel suo diario, fornendoci notizie sui locali, i padiglioni, le imbarcazioni, i trofei, oltre che considerazioni sulla sorte dello sport nell’avvento dell’era dei motori
8. Il primo Novecento: la presidenza Sanna Randaccio
Gli anni dal 1902 al 1924 sono quelli della presidenza di Giuseppe Sanna Randaccio: si registrano partecipazioni a competizione remiere di importanza nazionale e si affacciano nella storia dell’Ichnusa gruppi dediti al nuoto, il pattinaggio artistico e la vela…
… Ma è anche il periodo delle prime difficoltà: il reparto atleti subisce una notevole decurtazione a causa della chiamata alle armi dei soci per la Grande Guerra e allo stesso tempo la Marina Militare requisisce il vecchio capannone delle barche per necessità militari; alle difficoltà logistiche si aggiungono “lavori di una certa entità” per realizzare un nuovo capannone presso la darsena.
Nel frattempo, il 29 aprile 1924, il re Vittorio Emanuele III presenzia all’inizio dei lavori di bonifica della spiaggia di Su Siccu, dove dopo quarant’anni sorgerà l’attuale sede sportiva
Gli anni dal 1902 al 1924 sono quelli della presidenza di Giuseppe Sanna Randaccio: si registrano partecipazioni a competizione remiere di importanza nazionale e si affacciano nella storia dell’Ichnusa gruppi dediti al nuoto, il pattinaggio artistico e la vela…
… Ma è anche il periodo delle prime difficoltà: il reparto atleti subisce una notevole decurtazione a causa della chiamata alle armi dei soci per la Grande Guerra e allo stesso tempo la Marina Militare requisisce il vecchio capannone delle barche per necessità militari; alle difficoltà logistiche si aggiungono “lavori di una certa entità” per realizzare un nuovo capannone presso la darsena.
Nel frattempo, il 29 aprile 1924, il re Vittorio Emanuele III presenzia all’inizio dei lavori di bonifica della spiaggia di Su Siccu, dove dopo quarant’anni sorgerà l’attuale sede sportiva
9. dal Ventennio ai bombardamenti del ’43
La storia dell’Ichnusa si lega ancora una volta a quella dei mutamenti urbanistici cagliaritani: all’indomani della crescita turistica della spiaggia del Poetto, iniziata nel 1913 con la costruzione della linea tranviaria e dello stabilimento “Il Lido”, la Canottieri fa costruire un proprio chalet, nel 1930, nel tratto di spiaggia tra “L’Aquila” e la Sella del Diavolo; il progetto viene affidato all’architetto Salvatore Rattu, espressione insieme a Ubaldo Badas del rimodellamento razionalista della città, e si ricavano uno spogliatoio e locali per il ricovero imbarcazioni
Nel 1932 si ha l’ufficializzazione dell’assorbimento del Real Club Canottieri Ichnusa nell’organizzazione sportiva del regime: il termine “Club” viene abolito in preferenza di “Circolo” e allo stesso tempo viene meno il precetto secondo il quale “la Società non si occupa di politica né di religione”, dato che da ora per essere ammessi è necessaria dimostrazione di “specchiata moralità e di sicura fede politica”; inoltre, il presidente non viene più eletto dall’assemblea dei soci, ma è nominato dalla Reale Federazione Italiana di Canottaggio su proposta del Segretario Federale Provinciale Fascista; i nuovi enti dediti all’educazione sportiva creati dal regime si appoggiano completamente alle società sportive esistenti
Nel 1935 si procede a un nuovo sgombero dei locali sociali, richiesti dal Genio Militare per la Regia Marina; viene ceduto dalla Regia Salina un locale all’interno del magazzino del sale, in darsena, destinato esclusivamente all’attività sportiva; un nuovo ed elegante circolo sociale viene inaugurato in viale regina Margherita, in un appartamento di proprietà del nuovo presidente Francesco Marzullo. Il locale è attualmente sede della rivendita di materiali elettrici “Fratelli Roberto” ed è ancora possibile ammirare sul pavimento a mosaico il grande logo dei Canottieri, su sfondo dorato; ai piedi del bancone, si riconoscono ancora una stella e alcuni elementi di difficile interpretazione.
L’attività mondana del Real Circolo aveva assunto un carattere privato ed elitario; le notizie sono scarse, ma spicca la dura critica del direttore della Sardegna Sportiva, Luigi Filippini, padre del giornalismo sardo.
I bombardamenti americani del 1943 non risparmieranno neanche la sede dell’Ichnusa, totalmente distrutta assieme alle sue attrezzature
10. La rinascita
Sebbene non formalmente sciolto, la società continua a vivere nel ricordo della cittadinanza e dei soci. La Canottieri rinasce ancora una volta nel 1949 in un modesto capannone di legno sistemato nella darsena; viene ricostruita anche la compagine sociale, con antichi e nuovi soci protagonisti della vita politica, culturale e imprenditoriale
Il 10 maggio 1953 viene riproposta una festa in Darsena, durante la quale l’Arcivescovo di Cagliari Paolo Botto benedice nuove imbarcazioni; l’anno successivo la Capitaneria di Porto di Cagliari invita le “Associazioni Sportive Nautiche” ad una riunione per gli accordi delle nuove sedi delle società Rari Nantes, Lega Navale, Aquila e Ichnusa nelle “aree demaniali marittime ad esse destinate in località Su Siccu”. Con la legge regionale n. 19 dell’1 settembre 1967 relativa allo sviluppo delle società sportive, all’Ichnusa viene concesso l’uso dell’area e un contributo di 5 milioni di lire