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Seconda metà dell’Ottocento: cambiamenti urbanistici e sociali conducono al passaggio da una Cagliari “piazzaforte militare” a una “città borghese” –> nella parte bassa della città, i quartieri di Marina e Stampace sono destinati al commercio; il quartiere di Castello continua a essere sede “della nobiltà e della burocrazia”, ma, grazie alla presenza del teatro Civico e la costruzione della passeggiata coperta e del bastione di S. Remy (1899-1901), inizierà a essere punto di ritrovo per i cittadini; agli estremi di via Roma vengono inaugurate nel 1879 le Ferrovie Reali e, nei suoi pressi, sorgono fondachi e le prime attività industriali

1879: Giuseppe Cavana, imprenditore e proprietario del primo palazzo privato in via Roma, promuove la creazione di una “Società Canottieri Sardi”

1881: scomparsa della “Società Canottieri Sardi”

1891: costruzione del nuovo molo di Levante, grazie al quale Cagliari dispone di uno scalo portuale di una certa ampiezza oltre l’angusto bacino della Darsena e il molo Sanità

1 agosto 1891: L’Avvenire di Sardegna informa dell’istituzione di una nuova società di canottaggio a Cagliari (mancanza di documenti ufficiali sulla fondazione; i giornali sono le uniche fonti); i soci sono giovani e meno giovani appartenenti alla più ricca borghesia cittadina, formata da commercianti, piccoli industriali, liberi professionisti e burocrati

1892: viene acquistata una “palazzina” utilizzata durante la costruzione del porto; vi si costruisce un nuovo capannone in legno destinato alla custodia di imbarcazioni e materiale nautico; la Capitaneria di Porto e il Genio Civile concedono un’adeguata porzione di terreno limitrofa alla suddetta costruzione, nel molo di Levante

1893: primo Statuto Sociale completo di “Regolamento di Disciplina e Istruzioni per la Voga”; il nome del sodalizio viene ufficializzato in “Società dei Canottieri Sardi”; l’articolo 1 stabilisce che scopo principale dell’associazione è “promuovere lo sviluppo delle forze fisiche coll’esercizio del remo”; altrettanto importante l’articolo 2, per cui “la Società non si occupa di politica né di religione”; la prima regata disputata a Cagliari in occasione delle Feste di Maggio suscita l’interesse della stampa periodica di carattere colto

  • il ciclismo: viene costituita, nel 1893, una “sezione Velocipedisti”

1896: il nome del sodalizio cambia in “Società Canottieri Ichnusa”; alla presidenza di Stanislao Scano, fratello di Dionigi, comincia un periodo di attività sportiva, mondana e di impegno sociale che fa assegnare all’Ichnusa il ruolo di “associazione civile” più popolare della Cagliari Belle Époque

1899: il consiglio direttivo delibera l’iscrizione del sodalizio al Reale Rowing Club Italiano, ottenendo il privilegio di “battere bandiera reale”; l’Ichnusa è la prima società sportiva isolana affiliatasi a una federazione sportiva nazionale; prime delibere sulle divise sociali

In occasione della visita a Cagliari del re Umberto I e della regina Margherita, Zaira Cao Devoto, moglie del presidente dell’Ichnusa, commissiona alle suore dell’asilo Carlo Felice una nuova bandiera dei Canottieri:

La bandiera in discorso è tutta in seta celeste, avente da un lato lo stellone d’Italia, in mezzo a cui spicca lo stemma sardo con le quattro teste dei mori, perfettamente riuscite. Attorno alla bandiera vi è un sottilissimo cordoncino di finissima filograna d’oro. I nastri, bellissimi, sono tre: verde, bianco e rosso, e il bianco porta la scritta a lettere d’oro “Canottieri Ichnusa”. Il lavoro è veramente splendido, d’effetto ed elegante, e torna ad onore della donatrice e delle suore che l’hanno inappuntabilmente eseguito. L’asta, smontabile in tre pezzi, venne commessa espressamente alla nota casa inglese Ionger di Roma, la quale ne ha già fatto invio.

(L’Unione Sarda, 08/04/1899)

L’arrivo dei sovrani è occasione per decorare i locali sociali con pregevoli affreschi, commissionando l’opera al pittore cagliaritano Bigio Gerardenghi, di cui è fortunatamente giunta una descrizione:

La volta della sala principale è occupata da un grande quadro allegorico, raffigurante un gruppo di amorini che lanciano degli strali amorosi agli incauti solcatori di quel mare, che viene a lambire dolcemente la riva, dove una calda e rosea figura di donna nuda, voluttuosamente sdraiata, invia baci lontano. In un canto del quadro, presso una grotta, che si riflette sull’onda cerula del mare, due graziose figurine, una coppia amorosa, tesse un idillio soave di baci e di dolci parole.

In fondo della strana per quanto bella composizione – rinunzio a spiegare ai lettori il concetto dell’allegoria – giace infranto e quasi distrutto un naviglio: fra le vele sdrucite, fra gli alberi spezzati, passa irrisore il canto blando delle sirene.

Nella sala di scherma e di quella di lettura il sig. Gerardenghi ha sapientemente disegnato e finemente condotto a termini due artistiche figurine di donna, simboleggianti la prima la scherma, la seconda la stampa.

(L’Unione Sarda, 10/04/1899)

La descrizione della Canottieri dal diario del milanese Annibale Grasselli Barni:

Quasi nel centro della città, lungo il molo marmoreo, in una splendida spianata guardante l’ampia distesa del golfo, sorgono i due eleganti padiglioni dei canottieri Ichnusa. Il più ampio, tutto bianco avente sulla facciata in rilievo lo stemma del Rowing, contiene varii comodi locali pei soci: la sala delle sedute, il salotto di lettura, spogliatoi, ecc.

In un salotto ammirai dei premii vinti alle regate e alcuni preziosi ricordi lasciati durante la visita del povero Re Umberto a Cagliari, e dai comandanti delle navi estere che parteciparono alla famosa rivista navale. Mi narrava un testimonio oculare, che le formidabili corazzate – vere isole galleggianti nei porti angusti del continente – in quella immensa distesa d’acque perdevano l’imponenza della loro mole, sì che viste da lungi sembravano modeste barche da pescatori.

Il secondo padiglione è riservato alle signore….imbarcazioni; una bellissima darsena spaziosa, ornata all’esterno da una elegante decorazione di legno che corre lungo il tetto, sulla porta un trofeo di remi, su cui sventola il vessillo sociale. Nell’interno, allineate lungo le pareti, accanto alle salde ‘jole’ da mare dalla chiglia profonda, posavano le snelle ed agili ‘outriggers’: le tozze e pesanti barche da passeggio si alternavano colle velocissime ‘perissoires’ e cogli aghiformi ‘skiffs”.

Abbondanti fasci di remi, di tutte le forme, di tutte le lunghezze, imprimevano una nota forte e vigorosa al simpatico ambiente. Oh! come vorrei, che la gioventù moderna ritornasse con amore a questo simpatico sport e lasciasse ai vecchi decrepiti l’uso dei ‘motori’, che insudiciano, che allentano anziché rinforzare i muscoli, che danno al corpo pose grottesche da scimmiotti, che riducono l’intelligenza umana alle funzioni di un manubrio e di una valvola! Meno male che la benzina non appesta ancora le strade della Sardegna! e nei giovani canottieri Cagliaritani l’amore per il vero sport, per il ‘remo’, è portato alle stelle.

Peccato che così ‘isolati’ si trovino nella impossibilità di partecipare a qualsiasi regata! Non potrebbe il Rowing indire tutti gli anni un campionato nel Golfo degli Angeli? sarebbe un atto doveroso e cortese verso i nostri fratelli Sardi, troppo facilmente dimenticati!

  1. Grasselli Barni, In Sardegna, Milano 1911, pp. 104-106)

1901: l’Ichnusa organizza nel Largo Carlo Felice l’edizione delle Feste di Maggio, una fiera campionaria della Sardegna ante litteram, con grande successo

1902-1924: presidenza di Giuseppe Sanna Randaccio; anni del nuoto e del pattinaggio artistico; il reparto atleti subisce una notevole decurtazione a causa delle vicende belliche; partecipazioni a competizioni remiere nazionali; prime difficoltà logistiche a causa della necessità delle autorità militari di utilizzare l’area dove si erano stabiliti i Canottieri fin dalla fondazione: il vecchio capannone delle barche viene requisito dalla Marina Militare e si sistema un nuovo capannone presso la darsena con “lavori di una certa entità”

29 aprile 1924: il re Vittorio Emanuele III presenzia all’inizio dei lavori di bonifica della spiaggia di Su Siccu, dove dopo quarant’anni sorgerà l’attuale sede sportiva

1930: all’indomani della crescita turistica della spiaggia del Poetto, iniziata nel 1913 con la costruzione della linea tranviaria e dello stabilimento “Il Lido”, l’Ichnusa costruisce uno chalet nel tratto di spiaggia tra lo stabilimento “L’Aquila” e la Sella del Diavolo, su progetto dell’architetto Salvatore Rattu; viene ricavato uno spogliatoio e un locale per il ricovero imbarcazioni

1932: ufficializzazione dell’assorbimento del Real Club Canottieri Ichnusa nell’organizzazione sportiva del regime; il termine “club” viene abolito, per cui il nuovo nome del sodalizio diviene “Real Circolo Canottieri Ichnusa”; viene al contempo abolito il precetto secondo il quale “la Società non si occupa di politica né di religione”: ora, per essere ammessi, è necessaria dimostrazione di “specchiata moralità e di sicura fede politica”; il presidente non viene più eletto dall’assemblea dei soci, ma viene nominato dalla Reale Federazione Italiana di Canottaggio su proposta del Segretario Federale Provinciale Fascista; i nuovi enti dediti all’educazione sportiva creati dal regime (Opera Nazionale Balilla, Gioventù Italiana del Littorio, Opera Nazionale Dopolavoro, Gruppi Universitari Fascisti…) si appoggiano completamente alle società sportive esistenti

1935: si procede a un nuovo sgombero dei locali sociali, richiesti dal Genio Militare per la Regia Marina; viene ceduto dalla Regia Salina un locale all’interno del magazzino del sale, in darsena, destinato esclusivamente all’attività sportiva; un nuovo ed elegante circolo sociale viene inaugurato in viale regina Margherita, in un appartamento di proprietà del nuovo presidente Francesco Marzullo (attualmente è sede di una rivendita di materiali elettrici e, subito alla destra, è possibile ammirare sul pavimento a mosaico l’emblema dei Canottieri); l’attività mondana del Real Circolo aveva assunto un carattere privato e di elite; le notizie sono scarse e spicca la dura critica del direttore della Sardegna Sportiva Luigi Filippini, padre del giornalismo sportivo sardo:

Nulla e nessuno poteva vietare, a chi ne fosse in fregola, di fare un circolo mondano privato battezzandolo con i nomi più celebrati del firmamento tabarinistico; ma per carità non si porti in un simile locale l’insegna del R. C. Canottieri Ichnusa!

Le società devono essere soltanto delle severe palestre per il duro lavoro preparatorio degli atleti dalle quali devono essere rigorosamente bandite tutte le forme di mollezza e di mondanità che sono deleterie sullo spirito dei giovani atleti in allenamento.

(Sardegna Sportiva, 14/12/1936)

1943: la sede dell’Ichnusa viene distrutta totalmente dai bombardamenti degli Alleati; sebbene non formalmente sciolto, il sodalizio continua a vivere nel ricordo della cittadinanza e degli ex soci

1949: l’Ichnusa rinasce ancora una volta in un modesto capannone di legno sistemato nella darsena del molo di Levante; viene ricostruita anche la compagine sociale, con antichi e nuovi soci protagonisti della vita politica, culturale e imprenditoriale (e.g. la breve presidenza di Luigi Crespellani); in Darsena viene edificato il capannone per le imbarcazioni davanti alla Società Elettrica Sarda, mentre in via Maddalena 16 ha sede la direzione e il circolo

10 maggio 1953: viene riproposta una festa in Darsena, durante la quale l’Arcivescovo di Cagliari Paolo Botto benedice nuove imbarcazioni.

Per gli sportivi del remo la cerimonia ha avuto un particolare significato poiché segna la definitiva rinascita di un sodalizio, unico del genere in tutta l’isola e tra i più vecchi d’Italia, e perché getta le basi di una promettente ripresa del canottaggio cagliaritano in vista delle imminenti competizioni sia regionali che nazionali, alle quali l’Ichnusa sarà validamente rappresentata.

(arch. SCIC)

1954: la Capitaneria di Porto di Cagliari invita le “Associazioni Sportive Nautiche” ad una riunione per gli accordi delle nuove sedi delle società Rari Nantes, Lega Navale, Aquila e Ichnusa nelle “aree demaniali marittime ad esse destinate in località Su Siccu”

1967: con la legge regionale n. 19 dell’1 settembre relativa allo sviluppo delle società sportive, all’Ichnusa viene concesso l’uso dell’area e un contributo di 5 milioni di lire